sabato 13 settembre 2014

Fredde equazioni (Guerra e pace - parte 1)

Suppongo che abbiate trovato strano, anche considerando la mia già scarsa produttività, che proprio nel periodo in cui questa maledetta terra santa era in prima pagina su tutti i giornali io non abbia scritto niente di niente. Il motivo principale è che mi sono ripromesso di aspettare la fine di questa faccenda prima di esprimermi. E ora che è giunto il momento mi ritrovo con tante (troppe?) cose da dire.

Ho quindi deciso di scrivere una "miniserie" di post riguardo l'attuale conflitto. Ognuno può essere letto come un argomento a se stante, ma costituiscono tanti tasselli di uno stesso puzzle. Almeno questi sono i miei grandiosi piani, staremo a vedere come va a finire.

Voglio iniziare con una riflessione che non riguarda direttamente la situazione presente; o meglio, che non riguarda solo la situazione presente. Quanto sto per scrivere serve a fare un passo indietro, allontanandosi dalle passioni del momento per cercare di capire la visione d'insieme. Parte da un'articolo che lessi quasi un'anno fa, intitolato "Fredde equazioni e il rischio morale". A chi mastica l'inglese consiglio vivissimamente di darvi un'occhiata, ma procederò ora a sintetizzarne comunque i punti salienti.

La discussione si basa sull'analisi di due storie di fantascienza che presentano un interessantissimo parallelo con la narrativa usata ogni giorno da politicanti e opinionisti vari per giustificare posizioni altrimenti inaccettabili.

Nella prima, intitolata appunto "Fredde equazioni", un'astronave viene inviata con un carico di medicine per salvare dei lontani esploratori in pericolo. Appena partito il pilota si rende conto che il carburante si sta consumando troppo rapidamente e dopo una breve indagine scopre un clandestino: la sorellina di uno degli esploratori, sentendone la mancanza, si è intrufolata a bordo. E qui le fredde equazioni entrano in gioco: se la bambina rimane a bordo il carburante non basterà per arrivare in tempo a destinazione, e gli esploratori moriranno tutti. Il pilota non può sacrificarsi, perché la navicella non può atterrare da sola, ed è costretto suo malgrado a spiegare alla sorellina in lacrime che dovrà essere gettata fuori dall'astronave e morire nello spazio.

Ma, come fa notare l'autore dell'articolo, non sono le equazioni che hanno condannato a morta la bambina, ma lo scrittore. Non si chiede infatti come mai la navicella non aveva una riserva di carburante, quali sistemi di sicurezza abbiano fallito allo spazioporto, perché non fosse stato installato un pilota automatico, come mai gli esploratori non avevano con se medicinali evidentemente già noti o quali misure di prevenzione non hanno rispettato per arrivare al contagio. 
Tutti questi sono fattori umani che non hanno nulla a che vedere con le fredde equazioni della fisica.
Non c'è dubbio che, una volta arrivati alla situazione descritta, la bambina deve morire. Nell'emergenza contingente è l'unica decisione possibile, e il pilota che deve prenderla è una vittima quanto la bambina. 
Ma dare la colpa di ciò alle fredde equazioni è una comoda soluzione per distogliere lo sguardo dalla lunga catena di errori e da chi li ha commessi.

E questa è la mia risposta alla domanda: "ci stanno sparando addosso, che cosa dovremmo fare?"

Il contro argomento di solito è che durante una situazione di emergenza bisogna agire e non mettersi a biasimare la gente. 
Il che ci porta al secondo libro, "La proprietà dai Farnham", in cui si raccontano le vicende di un gruppo di sopravvissuti a una catastrofe nucleare grazie a un previdente capo di famiglia che ha installato un rifugio antiatomico in giardino. Senza soffermarci sulle vicende del gruppo o sulle varie "fredde equazioni" che hanno portato alla situazione in questione, l'autore dell'articolo si sofferma sul fatto che, ogni volta che si presenta una discussione fra i sopravvissuti, il capofamiglia imbraccia un fucile e invoca le "leggi da scialuppa". Vale a dire che in situazioni di emergenza, per il bene comune, le impraticità e lungaggini della democrazia vengono accantonate.

Sebbene ci sia un senso logico dietro questa strategia, esonerare i leader da critiche perché si sta affrontando una situazione di crisi li porterà a ricercare di essere sempre in tale situazione, in modo da avere meno restrizioni alla loro libertà d'azione. 

Il fatto che io abbia usato la parola crisi non è casuale.

Trovo queste considerazioni molto interessanti in generale per comprendere alcuni possibili vizi e rischi della politica e comprendere il cui prodest di molti eventi e conseguenti decisione, ma dilungherò solo un altro momento per rendere più esplicite alcune conseguenze di questi principi sulla situazione in medio-oriente.

Molte delle discussioni sulle azioni dell'esercito israeliano trovano contrapposte due fazioni: una empatizza con la sofferenza che le azioni militari provocano nella situazione palestinese, mentre l'altra puntualizza la triste necessità delle azioni intraprese. (sto assumendo che sia un dialogo fra persone civili e informate)
Per tornare alla nostra storia si potrebbero quindi paragonare i civili palestinesi alla bambina e i soldati israeliani al pilota. Le fredde equazioni sarebbero la presenza di forze estremiste fra la popolazione palestinese.

La prima considerazione che vorrei fare è che sia il pilota che la bambina sono vittime. La disumanizzazione del nemico è alla basa di ogni guerra sia fisica che ideologica, ed è una cosa che mi sento in dovere di combattere sempre e comunque. Così come è vergognoso (anche se psicologicamente comprensibile) che alcune radio israeliane si siano rifiutate di mandare in onda uno spot pacifista in cui si elencavano i nomi dei morti a Gaza, trovo altrettanto sbagliato mettersi a boicottare una marca di shampoo perché cerca di migliorare la vita delle soldatesse.

Un altra considerazione da fare è che ci sono casi in cui effettivamente la bambina va gettata fuori bordo. In questi case è fondamentale riflettere il più a lungo possibile e il più approfonditamente possibile su come si sia arrivati a questo punto e come fare per evitarlo in futuro. Ma comunque arrivati a un certo punto va gettata.

La considerazione più importante però è che, se ci ricordiamo, le fredde equazioni, o in questo caso i terroristi, non sono il vero problema. Il vero problema è chi trae vantaggio dalla situazione di emergenza. La risposta purtroppo è: chiunque abbia potere da queste parti.
Il governo israeliano può contare sul ritrovato appoggio della popolazione a ogni crisi, qualunque cazzata abbia fatto prima. Abbiamo vissuto vent'anni con berlusconi che vinceva elezioni su elezioni invocando lo spauracchio dei comunisti, immaginate come abbiano vita facile qui. Palese esempio di emergenza prolungata è la Cisgiordania, dove i tribunali militari provvisori sono in piedi da quarant'anni. Dall'altro lato i vantaggi non sono minori: i leader palestinesi intascano miliardi su miliardi di aiuti e se ne viaggiano in jet in Qatar mentre la loro gente muore a centinaia. I paesi arabi limitrofi non danno accoglienza dignitosa ai profughi Palestinesi, che ormai hanno costruito le proprie case letteralmente sul palmo di terra in cui la loro tenda era piantata, in modo che il problema resti vivo e loro ne possano trarre vantaggio politico.

La morale è: se ti trovi troppo spesso su una scialuppa, inizia a chiederti se il comandante non abbia qualcosa a che fare con l'affondamento della nave.

martedì 17 giugno 2014

Le colpe dei padri

Se, guardando i giornali italiani, siete riusciti a passare oltre la trafila di articoli e report riguardanti il mondiale, avrete forse notato in un angolino la notizia relativa al rapimento di tre ragazzi israeliani.

Hanno dei nomi, insoliti forse alle vostre orecchie ma comuni da queste parti. Eyal, Gilad, Naftali. Hanno un'eta'. 19, 16, 16. Stavano tornando a casa da un seminario religioso facendo l'autostop, e li ha raccolti la persona sbagliata.

Il rapimento non è stato per ora rivendicato, ma l'efficientissima macchina della difesa e dell'intelligence israeliana si è messa all'opera in grande stile per riportarli a casa. Il rapimento non è stato rivendicato, ma c'è chi ha un'idea molto chiara di chi è il colpevole. Centinaia di soldati bussano alle porte dei villaggi palestinesi con delle liste contenenti decine di nomi. Le associazioni umanitarie si sgolano per chiedere che non vengano applicate punizioni collettive, ma quando si vedono le immagini di donne palestinesi che offrono dolci in strada ai passanti per celebrare la "vittoria", è facile dare la colpa un po' a tutti.

Io però sono un ingegnere non un giudice, il mio mestiere è capire le cose e aggiustarle, non trovare colpevoli.

Per capire come sia possibile che qualcuno rapisca dei ragazzini di fronte a una scuola possiamo iniziare dalla scuola. La scuola si trova nei dintorni di Hebron, in un insediamento di coloni israeliani in cisgiordania. In cisgiordania vige la legge marziale e l'esercito israeliano ha funzione di polizia, come soluzione di emergenza dopo l'occupazione dei territori in modo che esistesse sempre una legge e fosse fatta rispettare. Questa soluzione temporanea è in vigore da quasi cinquant'anni. I coloni, invece, sono cittadini israeliani, e quindi sotto posti al normale codice civile e penale dello stato. Hebron è una situazione particolare, dato che i coloni si sono insediati all'interno della città stessa. La popolazione di una città è sottoposta a due diversi sistemi giuridici. Non starò qui a mettere etichette ma è comprensibile che la cosa generi tensioni. Queste tensioni spesso e volentieri sfociano in aggressioni e atti di violenza da entrambe le parti.

Qui però non siamo al fronte, siamo in zone dove vivono famiglie, e i bambini spesso giocano a fare i grandi. Ed è spesso difficile capire quando si passa il limite. Confrontando i vari rapporti sulle vittime dei conflitti avvenuti in questa terra si evince per esempio che l'esercito israeliano considera un quattordicenne palestinese con un mitra in mano un miliziano e non un bambino. Direi che il mitra facilita parecchio la decisione. Quando il mitra diventa un sasso e una fionda e gli anni scendono a nove la scelta diventa più complicata. Non è il caso di sparare a vista, almeno non proiettili veri, però una detenzione amministrativa ci sta.

Dicasi detenzione amministrativa quando qualcuno viene arrestato senza essere sospettato di qualcosa in particolare. In origine se un'accusa non era formulata davanti a un giudice entro due settimane il sospetto doveva essere rilasciato. Ma in tempi di crisi si è pensato bene di togliere questo limite. Esistono ragazzi palestinesi che si sono fatti svariati mesi di prigione senza mai essere accusati formalmente di niente. C'è chi non lo vede molto dissimile da un rapimento.

Ora però mi sto perdendo in tecnicismi. A una madre non gliene frega assolutamente niente di come e perchè suo figlio le è stato tolto, le è stato tolto e basta. Madri isreliane e madri palestinesi. Ed è chiaro che ognuna delle due parti sente vicine le proprie vittime, e tende a mettersi nei panni delle proprie madri. L'empatia ci rende umani.

E io non starò di certo qui a mettermi a discutere se sia più sbagliato rapire dei ragazzi che, per quello che ne so, possono essere estranei a qualsiasi atto di violenza, oppure se sia più sbagliato sparare proiettili di gomma a un ragazzino che tira sassi con una fionda.

Di sicuro rapire ragazzini non è giustificato ne' giustificabile. Nella maniera più categorica.

Ma se è vero che quando un quattordicenne muore con in mano un fucile la colpa è tanto di chi gli ha messo il fucile in mano quanto di chi gli ha sparato, così chi fa scorrazzare dei bambini in una zona sotto legge marziale giusto per principio qualche domanda dovrebbe farsela.

Così come so di padri palestinesi che tirano un ceffone ai figli che tirano sassi perchè chi sta in prigione non va all'università, così sono sicuro che ci siano famiglie di coloni che decidono che quello non è il posto dove crescere dei figli. 

Quando i padri inizieranno a capire che rapire dei ragazzi indifesi porta solo a odio e rastrellamenti, che se proprio si vuole combattere la resistenza non violenta è l'unica che può portare risultati, che poter colorare un puntino su una mappa non giustifica rovinare la vita a chi ci viveva prima, magari riusciremo a non doverci più preoccupare di quando un bambino perda la propria innocenza.

sabato 21 dicembre 2013

Tarallucci e hummus

Torniamo oggi su argomenti più leggeri. Anche se ho visto che decisamente molta più gente di quanto mi aspettassi è stata interessata al post sui motori spaziali.

Mi è venuto in mente di scrivere a proposito di tarallucci e hummus perchè in procinto di partire mi son ritrovato con la dispensa vuota e il bisogno di trovare uno spuntino che andasse bene nonstante avessi fatto colazione all'una.

Questa magica accoppiata fu da me scoperta a giugno durante il picnic in saluto a Nicola, la cui dipartita è stata la causa del netto deterioramento della qualità fotografica dei miei post. Per salutarci come si deve berry decise di organizzare dopo lavoro un picnic in spiaggia, evento che diede inizio ai mitici beach tuesday (il che significa che mentre voi rosicavate noi per tre mesi quando staccavamo dal lavoro alle 5 andavamo a farci un tuffo al mare. Perchè io puo').

In ritardo e dimentico come sempre, sono passato al volo al minimarket interno al campus per comprare qualcosa e contribuire agli sforzi della collettività. E con mio immenso stupore ho trovato sugli scaffali un vecchio amico: il taralluccio pugliese. Ora voi non ve la potete immaginare, straniero in terra straniera, quale sia la gioia di trovare tarallucci italiani originali. Per di più a due passi dal mio appartamento. Fatta incetta della leccornia nostrana mi sono avviato col resto della combricola per la sortita balneare. Ognuno porta quello che ha e fra una birra un tuffo e una stamburellata si toccia sovrappensiero un tarallo nella vaschetta dell'hummus.

*_*

Perchè l'avvicinarsi di culture non è mai facile. I diversi usi e costumi, ma anche e soprattutto i diversi problemi e canoni morali ci fanno apparire spesso l'un l'altro come esseri strambi, se va bene, o più spesso semplicemente sbagliati. Ma alla fin fine se si fa uno sforzo di flessibilità sono convinto che alla fine ognuno aspira più o meno alle stesse poche e semplici cose. E se si è aperti e pazienti abbastanza, finisce sempre che uno scontro fra culture finisca a tarallucci e hummus.


mercoledì 18 dicembre 2013

Twin Ion Engines

Salve gente! Per prima cosa ho deciso che d'ora in poi non mi scuserò più per il fatto che io scriva poco. Scrivo poco in quanto scrivo quanto mi sento ispirato e non perchè devo, quindi il fatto di non mettermi scadenze fisse fa in modo che quando io scriva lo faccia di cuore.

Oggi ho deciso di discostarmi dai soliti argomenti e parlare un po' di me, o meglio di quello che faccio qui. Che in breve si potrebbe riassumere con "mangio a sbafo", ma siccome la commissione d'esame oggi sembrava di parere avverso decidendo di tenermi e continuare a pagarmi, mi è venuta voglia di rompere le balle a voi e dirvi come rubo il pane.

Questo è quello a cui, secondo il me stesso di quando avevo cinque anni, sto lavorando:


Chiunque non abbia riconosciuto l'immagine sappia che ha perso un po' della stima che potessi avere nei suoi confronti. Si tratta di un intercettore TIE, ovvero Twin Ion Engines, motori ionici accoppiati.

Che è in realtà quello che faccio io. Al momento lavoro su un particolare tipo di motore spaziale che spara ioni ad alta velocità, chiamato Hall effect thruster, e sto creando un modello matematico al computer per vedere cosa succede alla scia se ne metto due affiancati. Dai che il me stesso bambino non ci era andato lontano. Ma andiamo per punti.

Perchè uno dovrebbe impazzire a sparare ioni? Che c'è che non va coi petardi sofisticati che si udano adesso? Fanno anche un botto spettacolare quando toppano!

Il tutto si evince dall'equazione del buon vecchi Knostantin Tsiolkowsky, che vi risparmierò. L'idea è che nello spazio per muoversi l'unico modo è lanciare sassi indietro. In assenza di forze esterne il baricentro fra voi e il sasso rimane dov'era. Quindi se il sasso si muove velocemente in una direzione voi, che siete più pesanti, vi muoverete lentamente dall'altra. Quanto? Dipende da 1)quanto veloce lanciate il sasso 2) quant'è la massa del sasso rispetto alla vostra. L'idea è di lanciare sassi più pesanti possibile più velocemente possibile. Sorge un problema: non sono capace a lanciare un sasso pesante molto veloce. Poco male, lancio tanti sassi più piccoli. A questo punto però ogni sasso che lancio deve spingere oltre che me anche gli altri che devo ancora lanciare. Morale della favola: se voglio andare forte non mi conviene portare più sassi, mi conviene lanciarli veloce. E anche parecchio.

Il getto di un motore a razzo al massimo raggiunge velocità di 4 km/s, ovvero 14400 km/h. Ci si potrebbe accontentare. E invece no, perchè da una parte vogliamo andare sempre più lontano e dall'altra ci stanno tagliando i fondi per i sassi. E allora più veloce! Ecco nel caso di un razzo chimico più veloce di così non si può, abbiamo raggiunto il massimo. Questo è dovuto al fatto che la velocità in quel caso dipende dalla temperatura, la temperatura dipende dalla reazione chimica, e il meglio possibile è idrogeno ossigeno. Già fatto. Il meglio sarebbe in realtà idrogeno fluoro, ma c'è chi vede delle controindicazioni allo sparare in giro acido fluoridrico puro ad alte temperature. La gente.

La prima idea fu quella di scaldare il gas con un arco elettrico. A quel punto puoi avere la temperatura che ti pare! Questo è stato fatto e viene ancora fatto. Ma la svolta venne quando in un laboratorio il tizio che girava la manopola della corrente e quello che girava la manopola del gas si capirono male. E i l motore iniziò a fornire spinta senza che ci fosse gas da accelerare. Quello che successe è che l'arco elettrico fece evaporare parte della parete stessa e accelerò gli atomi in maniera elettromagnetica. E qui ci sbizzarriamo.

Vi risparmio l'antologia di tutti i vari tipi di motori spaziali elettrici inventati e passiamo a quello su cui lavoro.

In breve (io ci provo): il gas viene sputato fuori dal distributore, che fa anche da anodo (1); dall'altra parte degli elettroni vengono emessi da un catodo (2), e per la differenza di potenziale imposta si dirigono verso l'anodo da cui usciva il gas. Per la loro strada trovano un campo magnetico generato da bobine apposite (3). Per effetto cumulativo del campo elettrico e di quello magnetico gli elettroni invece di continuare per la loro strada verso l'anodo si mettono a girare nel canale del motore, che ha forma ad anello (4). Così facendo per prima cosa ionizzano gli atomi gas, creando ioni positivi e altri elettroni che si mettono anche loro a girare. Per seconda cosa, siccome il moto degli elettroni è rallentato dal campo magnetico, la caduta di potenziale è concentrata nella zona dove c'è un forte campo magnetico, andando così a creare un intenso campo elettrico localizzato in quell'area. Il campo elettrico infine accelera gli ioni (5) che vengono sparati fuori a velocità considerevole, ed essendo più pesanti degli elettroni non si mettono a girare intorno. Cioè lo farebbero ma con raggio talmente grande che prima di iniziare sono fuori dal motore e dal campo magnetico. La corrente circonferenziale causata dal diverso comportamento di ioni e elettroni si chiama effetto Hall, da qui il nome. Io c'ho provato.

Voi direte, e con tutto casino che c'hai guadagnato? Beh adesso li spariamo a 50.000 km/h invece che 15.000. Si lo so che a occhio non varrebbe la pena di smattarsi. E invece si, dato che questo aumento permette di utilizzare un trentesimo del carburante usato nei razzi normali, grazie alla magia dei logaritmi.

Piccolo inconveniente: per funzionare il tutto la densità dev'essere così bassa che funzionano solo nello spazio, e per testarli a terra bisogna creare un vuoto assai difficile da mantenere.
Quindi per ora niente scene come questa.


Tutto bello pure l'immagine romantica, ma tu alla fine che fai? Ora ci arrivo.

Come ho detto testare e sviluppare questi affari è un casino, va fatto tutto sotto vuoto e il plasma a alte velocità tende a far evaporare le sonde che ci metti per misurare. Inoltre ora tu stai sputando in giro particelle cariche, e magari altri aggeggi tipo pannelli solari, antenne radio e strumentazioni scientifiche potrebbero averne a male. Il mio compito è quello di scoprire cosa combina il plasma una volta che l'hai sparato fuori. E dato che du gustis è meglio che uan, di motori ne piazziamo due così regolandoli prendiamo meglio la mira. Ora mi tocca pure vedere come se la passano fra loro le scie, che sono permalose.

E dato che accendere il motore e guardare cosa fa la scia sarebbe semplice ma in realtà come ho detto è un casino, devo cercare di calcolare il tutto al computer. Figo che programma usi? Quello che mi sto scrivendo io, che quelli che fanno un programma per sta roba se lo tengono ben stretto e di certo non lo danno in giro. Però poi se voi lo volete ve lo passo. Poi fateci quello che vi pare. Ovvero questo, dato che non fa altro.

Si ma come si calcola una roba del genere al computer? Beh la tentazione sarebbe quella di risolvere delle belle equazioni differenziali come fanno i fluidodinamici. E invece no. Perchè quei giochetti come la maggior parte della matematica presuppone che la tua funzione sia continua. Che banalmente significa che il valore cambi gradualmente fra un punto e un'altro senza fare brutti scherzi. Ma i miei ioni sono così rarefatti che ognuno se ne va per conto proprio. Sono dei maledetti asociali. E poi ci sono gli elettrico che saltano da una parte all'altra cambiando il campo elettrico e modificando il comportamento complessivo del plasma. Quindi il piano è: si prendono gli ioni uno a uno; ... e si mettono in coda in trecentomilamiliardi. Occhei. Avanti a gruppi di dieci milioni, e non spingete. Quindi si prendono sti gruppi di ioni che noi facciamo finta sia uno più pesante e più "carico", e si calcola dove stanno e quanto veloce vanno un'attimo dopo. A questo punto si assume che gli elettroni, che sono molto più agili, si siano assestati e si fa il conto di qual'è il nuovo campo elettrico. Ora si anno le informazioni per fare un altro passettino. E via dicendo via discorrendo finchè il numero di ioni che esce dalla zona che stai analizzando è uguale al numero che butti dentro. Se il computer non ti ha fuso prima.

Quando non si pianta si ottengono delle immagini tipo questa:



Nota bene, quelle che si vedono sono solo una macroparticella ogni mille, e ogni macroparticella rappresenterebbe dieci milioni di ioni veri. E comunque non ci si capisce niente. E allora ci fai quattro conti su e ottieni robe più leggibili tipo questa:


Per farsi un'idea, la scala di colori da il numero di particelle per metro cubo (c'è un 10 alla 17 in alto a destra).

Una volta ottenute con fatica tante immaginine colorate bisogna controllare che c'entrino qualcosa col motore reale. E a questo punto si prende un motore, lo si ficca dentro un tanicone di acciaio, e si raffreddano le pareti con l'idrogeno liquido finchè il gas dentro non condensa tutto e ti trovi con pressioni di 10 alla -5 Pa. Un decimilliardesimo di quella atmosferica, in soldoni. Si accende il motore e con delle sonde elettrostatiche si vede se si comporta come dovrebbe. E a quel punto incroceremo le dita.

Ma la domanda alla fine è: questi affari alla fine sono fighi come te li immaginavi da piccolo guardando guerre stellari?







Si.






lunedì 28 ottobre 2013

Israel loves Iran (but don't tell bibi)

Salve gente!

Ci sono tre motivi che mi hanno spinto a scrivere questo post:

Il primo è ovviamente il fatto che non scrivo da un botto, e lo sapevamo già;

Il secondo è che è un argomento interessante di cui volevo scrivere già da un po';

Il terzo motivo è che questo titolo, assieme a quello degli altri articoli che ho pensato di scrivere ma non ho ancora scritto, si trova in un promemoria in bella vista sul mio desktop. A differenza degli altri però la parola Iran tende ad attirare l'attenzione della sicurezza quando mi fa il terzo grado in aeroporto procurandomi una dose extra di domande.

Lascio al lettore il piacere di indovinare quale sia stato il motivo scatenante.

Chiunque legga i giornali o semplicemente viva nel mondo avrà notato qualcosa di strano nel titolo di questo post. Ed è infatti stato ideato per sorprendere, ma non in senso sarcastico come potreste pensare.

Ma andiamo con ordine.

Questa storia inizia due estati fa con il classico tormentone delle estati israeliane: la possibile guerra con l'Iran. Si perchè a quanto pare nonostante droni, satelliti, caccia di ultima generazione e chi più ne ha più ne metta oggi come ai tempi dei romani (e chi ha fatto le versioni di latino da bravo bimbo se lo dovrebbe ricordare) la guerra la si può iniziare solo d'estate. Il perchè sinceramente non lo so manco io. Fatto sta che ogni estate i politici di qui per distrarre l'attenzione generale dai problemi del paese invece delle tette della Minetti tirano fuori il programma nucleare Iraniano. E noi che ci lamentiamo pure. E magari va a finire che sono finti sia l'uno che le altre.

Insomma quell'estate Ronny, un grafico che fa l'insegnante a Tel Aviv, va con la sua bimba al negozio a fare la spesa e sente due passanti discutere se in caso di guerra l'Iran avrebbe sparato duemila razzi in tutto o duemila razzi al giorno. Ora da queste parti quando soffiano venti di guerra questi discorsi diventano più normali di quello che potreste pensare. Io stesso mi sono trovato più volte a discutere amabilmente di quali fossero gli effetti del sarin.

Fatto sta che Ronny quel giorno, per un istante, provò lo stesso stupore che avete provato voi, e si rese conto dell'assurdità della cosa. E decise di agire. Solo che essendo un grafico ha uno strano concetto di agire: si fece una foto assieme alla sua bambina con la scritta: "Iraniani, non bombarderemo mai il vostro paese. Vi amiamo".

Link al post originale
La pubblicò su facebook e andò a dormire. Era un grafico, pubblicava roba tutti i giorni. Al risveglio trovò la sua pagina inondata di notifiche. Moltissimo avevano condiviso il suo messaggio ma cosa più strana c'erano un sacco di persone che lo avevano contattato privatamente per manifestargli la loro vicinanza: Iraniani.

Ora dovete capire che al momento non solo non è possibile per iraniani e israeliani visitare i rispettivi paesi; non è possibile per uno straniero visitare uno se hai già visitato l'altro. Non hanno relazioni diplomatiche. Non si parlano. Punto.

E invece succede che iniziano a spuntare foto di iraniani che scrivono: Israeliani vi amiamo! Viene creata la pagina Israel loves Iran cui segue a ruota Iran loves Israel e poi Palestine loves Israel e Israel loves Palestine.
E' un tormentone. E improvvisamente la gente inizia a parlarsi.

Potrete dirmi che una manica di frikkettoni che dicono di amarsi seduti davanti a un computer non cambieranno di certo le realtà economiche politiche e sociali che portano la guerra nel mondo. Vero. Ma è anche vero che ogni guerra si basa sulla demonizzazione e la disumanizzazione del nemico. I cattivi non sono persone che alla fine vogliono semplicemente un lavoro e una famiglia, loro non pensano come te, loro sono una macchina che ti odia e basta.

Ricordo che ai tempi del liceo andai a Roma a una manifestazione contro la guerra in Iraq. Un rappresentante delle comunità islamiche locali in un viaggio nel Magreb raccontò di questa manifestazione e il giorno dopo i giornali titolavano "Non tutti gli europei ci odiano".

Ma non erano loro a odiare noi?


martedì 10 settembre 2013

Dietro la collina

C'è una cosa comune a tutti i posti dove ho vissuto. E' una coincidenza e non li ho certo scelti per questo, ma è così: ho sempre vissuto in città che avessero dei monti a nord. Da casa a Concordia si potevano vedere le mie amate dolomiti e a Pisa c'erano i colli pisani che, pur non reggendo il confronto, erano pur sempre rassicuranti. E poi magari in una giornata d'inverno il vento spirava da nordest e mentre attraversavi il ponte di mezzo ti arrivava una zaffata di profumo di neve e tu tendevi l'occhio sperando che l'aria fosse limpida abbastanza da farti vedere le Apuane imbiancate. Così anche qui ad Haifa vedere le colline all'orizzonte dal finestrone del mio ufficio riesce sempre a rilassarmi e rasserenarmi.

E anche qui, come a Pisa, in una giornata particolarmente limpida si vedono dietro le montagne, e magari d'inverno si intravede (o più probabilmente si sogna) di vedere la cima imbiancata del monte Hermon. Oppure uscendo di casa e guardando verso il mare si scorgono le scogliere bianche di Rosh haNikra, dove il monte Libano finisce nel mare. Capo della Grotta, tradotto in italiano, e in queste grotte si dice si possa sentire ancora il lamento di una fanciulla che vi cadde nell'antichità andando a un matrimonio.  E anche oggi fra una simulazione e una chicchera coi colleghi davanti al caffè mi sfuggiva lo sguardo verso nord. E non poteva non venirmi in mente la canzone di De Gregori a cui SPERO ognuno di voi abbia pensato quando ha letto il titolo.


Fa strano pensare che dietro la collina la guerra c'è per davvero. E ci sono davvero delle contadine che aspettano invano i figli tornare.

Il fatto è che una volta che lo sai, la guerra rimane dietro la collina ovunque tu sia, a 100km come a mille miglia. E' il pregio e il difetto del mondo unito da internet, le "chiacchiere di paese" le senti ovunque. E magari un giorno ci accorgeremo pian piano parlandoci che "Non c'è un me e un te, c'è solo una tremenda quantità di noi.". 

E a questo punto ti sembra quasi più normale, più tranquillizzante, stare qui a guardare le montagne e chiederti se un giorno andrai a raccoglierci i funghi sul serio, invece di stare attaccato ai giornali.

lunedì 17 giugno 2013

Di tutta l'erba un fascio

Salve gente!

Per farmi perdonare della mia prolungata assenza cercherò di rendermi utile una volta tanto.

Vi siete mai chiesti: "ma come hanno fatto in medio oriente ad arrivare in una situazione così incasinata?". Ebbene oggi vi verrà data una risposta (parziale).

Indizio: se avete pensato: "gli europei come al solito" non avete sbagliato di molto. Anche se avete pensato: "guerra fredda" vi darei un fuochino. E si, gli israeliani ovviamente c'entrano, ma meno di quel che pensiate.

Vediamo però di andare un po' nel dettaglio. Tempo fa ho trovato un video che posto qui sotto che spiega la cosa per filo e per segno con tanto di cartine. Il video è in inglese, se siete fluenti nella lingua ve lo potete guardare, altrimenti vi beccate la parafrasi/traduzione che costituirà il grosso del post.



First things first. Da dove cominciamo? In quella zone si è combattuto per millenni, principalmente a causa del suo essere un crocevia fra tre continenti, il tutto reso più facile dalle numerose religione decise a fare dello stesso posto la loro terra santa. Le origini dell'attuale conflitto però si possono far iniziare più o meno nell'epoca in cui la gara a chi ce l'ha più grosso fra i paesi europei ha portato alla catastrofe: la prima guerra mondiale.

La regione comprendente gli attuali Siria, Libano, Palestina e Giordania costituiva a quel tempo un'unica grossa regione facente parte dell'impero Ottomano, chiamata semplicemente Siria. Gli inglesi e i francesi decidono che è una zona strategica, e per renderla più facile da controllare decidono, in caso di vittoria, di spartirsela in due regioni più facilmente controllabili stabilite dal patto segreto Sykes-Picot.


Diplomaticamente quindi, la francia avrebbe preso il controllo della zona a nord di una linea tracciata totalmente a caso fra il monte Hermon e il fiume Eufrate, mentre gli inglesi avrebbero avuto la parte a sud. Ricorda un po' i casini in africa no? Stesso stile.


La guerra però bisogna prima vincerla. Per farlo i francesi decidono di promettere ai cristiani amici che vivono la zona costiera del suo pezzo di territorio uno stato tutto loro, chiamato come la catena montuosa su cui sorge: Libano. Da notare che era dal tempo dei fenici che non esisteva uno stato indipendente li, e che la distinzione è stata fatta meramente per ragioni etnografiche.


Anche gli inglesi non perdono tempo nel cercare alleati, e si fanno amica la tribù degli hashemiti, che vivono nella penisola araba sulle sponde del mar Rosso. Vi ricordate Lawrence d'Arabia? Proprio lui.


Purtroppo però un'altra tribù, quella dei sauditi (da dove prenderà il nome l'attuale stato arabo? Chissà) si sposta dal vicino Quwait proprio nel mezzo della penisola araba.


Gli inglesi devono fare contenti i loro amici hashemiti, e quindi decidono di dargli il controllo delle regioni dell'IRAQ e della trans-giordania, o semplicemente Giordania. Sostanzialmente francesi e inglesi hanno promesse un po' tutto a tutti, spesso contraddittorie, tanto il territorio non ce l'hanno ancora, portando così dopo la loro vittoria nella prima guerra mondiale casino successivo visibile nella mappa sottostante.


E gli israeliani dove sono? Beh fino ad ora principalmente erano a bersi tranquillamente il caffè in Europa assieme a noi altri casinisti. Sennonchè la situazione fra la prima e la seconda guerra mondiale inizia un po' a scaldarsi. Da una parte cresce la corrente dell'antisemitismo, dall'altra gli ebrei decidono che dato che il nazionalismo in quel periodo è di moda possono mettersi a farlo anche loro, e la corrente del sionismo si inventa la nazione ebraica di sana pianta. Si perchè, benchè negli ultimi duemila anni gli ebrei sparsi per il mondo condividessero la religione e in parte anche la cultura, nessuno di loro fino a quel momento aveva pensato di fare parte di un'unica nazione, e tantomeno di avere bisogno di uno stato. 
Iniziano quindi in questo periodo a comperare terreni in palestina dai legittimi proprietari e trasferirvici. Purtroppo però i legittimi proprietari vivono altrove, e la popolazione locale che viveva di mezzadria si ritrova improvvisamente senza niente. 
Dopo la seconda guerra mondiale e l'olocausto vi sarà un'esodo di massa che porterà alla creazione del moderno stato d'Israele, i cui eventi esamineremo in dettaglio un'altra volta. Fatto sta che gli abitanti della palestina iniziano a rifugiarsi nei territori limitrofi e cercare aiuto. Ma come la vedono la storia in fin dei conti i suddetti stati?


La Siria si vede come la legittima erede del territorio ottomano (e prima ancora romano) della siria. Si oppone alla creazione dello stato di Israele per lo stesso motivo per cui si oppone a uno stato Palestinese: ritiene siano in realtà territori suoi.



La Giordania d'altro canto sarebbe costituita sostanzialmente dalla stesso popolo della palestina. Se non fosse che in realtà chi comanda qui è il clan degli Hashemiti, che vede i palestinesi, soprattutto nella forma di gruppo armato, come una minaccia alla loro supremazia. La Giordania infatti conquista in un primo temo la zona della cis-giordania, ma rifiuterà in seguito di annetterla al proprio territorio preferendo lasciare la patata bollente agli Israeliani.


Le tensioni fra giordani e palestinesi arrivano fino al punto in cui la Giordania caccia i guerriglieri dal suo territorio. Questi andranno quindi a rifugiarsi in Libano. Libano che, dopo la prima guerra mondiale, si era guadagnato il titolo di "svizzera del medio oriente" grazie all'equilibrio e alla convivenza al suo interno fra varie religioni. Purtroppo la nascita di Israele e l'arrivo sul territorio dei rifugiati palestinesi destabilizzerà la situazione fino ad arrivare a una guerra civile e all'invasione da parte della Siria, di cui da allora il Libano sarà quasi una succursale.


Non dimentichiamo però che siamo in piena guerra fredda! Il medio oriente è definito dagli strateghi russi il "ventre molle" dell'unione sovietica, un punto debole attraverso il quale l'occidente potrebbe sferrare un attacco. E' chiaro quindi che si tratta di una regione strategica. Israele è inizialmente appoggiato dai russi, e nasce sotto molti aspetti come una repubblica socialista. Si ricordi l'esempio dei kibbuz. A un certo punto però gli Israeliani decidono che i soldi di Rockfeller e degli americani fan tanto comodo e voltano le spalle alla Grande Madre Russia. I sovietici cercano allora altri alleati, e li trova nelle repubbliche socialiste nate in Egitto e Siria. La visione dell'Egitto è quella di una grande repubblica pan-araba (avete presente i fratelli musulmani di adesso? Sempre la stessa storia) che unisca tutti gli stati del medio oriente. E indovinate un po' chi c'è proprio li nel mezzo? E' in quest'ottica che prende piede il nazionalismo di Arafat e si inizia a pensare alla creazione di uno stato palestinese.
A questo ovviamente si oppongo i regni di Giordania e Arabia Saudita spalleggiati dagli americani.


 Ricapitolando, come siamo messi oggi?

  • La Siria ritiene che tutta la regione comprendente Giordania e Palestina siano in realtà parti integranti del suo territorio.
  • Il Libano è un macello più o meno soggetto alla Siria in cui risiede un grosso gruppo armato palestinese.
  • Il regno hashemita di giordania (è questo il nome che leggi quando passi la frontiera, giusto perchè sia chiaro chi comanda) teme un sollevamento palestinese nei suoi territori fomentato dagli attivisti cis-giordani.
  • L'Arabia Saudita vuole impedire che le repubbliche di Egitto e Siria si uniscano e insedino la monarchia che angora vi governa.
  • L'Egitto vede la parte inferiore di Israele come estensione del Sinai e quindi suo territorio, e vuole inoltre propugnare l'idea dell'unione pan-araba.



Ricapitolando: del destino del popolo palestinese non gliene frega assolutamente niente a nessuno.

(n.d.r. Le informazioni sono prese dal quell'ammasso caotico che è la mia memoria, e riorganizzate col filo storico-logico dato dal video. Se qualcuno di voi è in grado di correggere/migliorare le informazioni date è caldamente invitato a farlo nei commenti)